che una va ad un Convegno a Torino, con tanto di Patrocini, dall'Università degli Studi all'Ordine dei Medici passando da quello degli psicologi del Piemonte, toccando la Società Italiana di Pediatria...convegno nel quale hanno avuto il buon gusto di coinvolgere le associazioni LGBT e dove ho potuto vedere una brochure ( con tante informazioni utili) del Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere che ha un
" servizio LGBT",
deliberato dalla Giunta Comunale,per il superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
E una, mentre è li, fra pediatri, psicologi e vari operatori del settore, e sente l'antropologo, la biologa, la psicologa, i pediatri, si domanda:
" Ma siamo in Italia? "
Dove sostengono che la parola " disfunzione" per quel che riguarda il genere, dev'essere abolita, e mentre loro parlano, ti senti in Europa, ti senti nel mondo e non nel terzo mondo...
e poi compra il Manifesto, giornale di sinistra e cosa ti trova?
L'infelice vigneta di Vauro:

e, dal Manifesto ci si aspetterebbe ben altro, posto che non è il " Vernacoliere" e ti cade il braccio buono.
Quindi, anche in un giornale come Manifesto?
E poi ci stupiamo che un politico di sinistra, si lasci ricattare da tre carabinieri...
Se questa è l'Italia, come diventa difficile fare coming out, dire, raccontare, semplicemente.
Dominijanni, nello stesso numero sostiene che :
“la vita privata di un uomo politico riverbera sulla sua immagine (e sulla sua sostanza) politica”, l
Ma io mi chiedo, quando la finiranno di esprimersi con i soliti:
" prenderla nel culo, metterglielo in culo?" deridendo pubblicamente la sessualità omosessuale?
Che questo si, ci rimanda ad un atteggiamento non certo privato e non certo privo di valenza politica.
In un paese poi, nel quale un italiano su tre va con i trans, ed è un numero alto, alto, ed è chiaro che ogni donna pensa che quell'UNO non è il proprio marito, il padre, il fratello, il figlio e così via...
Ma che paese è?
Se una va fino a Torino per sentirsi quelle cose che già sa ma che devono ancora e ancora essere dette, dove medici, psicologi , fior fiore di professionisti ci spiegano quello che già sappiamo ma che tanti altri li dentro quelle due sale piene piene ( hanno dovuto aprire un'altra con tanto di schermo gigante) vogliono sapere
" che le tensioni di cui è permeata l'omosessualità sono riconducibili ad una incomprensione della società messa in crisi da un orientamento sessuale considerato incongruo rispetto ad una eterosessualità elevata a modello unico...
che bisogna imparare a vedere le tante variabili in cui omosessualità e transessualità si esprimono e, quindi, la polisemia di termini che soffrono negli abiti troppo ridotti in cui li abbiamo costretti...."
Poi una compra il giornale, si sceglie il Manifesto, che è di sinistra e non si aspetta una vignetta come quella.( ma perchè mai poi, non dovrebbe?)
E capisce che dire che c'è ancora tanta strada da fare è dir nulla,e che, a volte, qui non si vede la fine.
Scusate la pesantezza.