mercoledì, gennaio 27, 2010

Lesbiche durante il nazismo: scomparire o morire



Articolo di Edna Costello tratto da 360.ch del 1 ottobre 2004, liberamente tradotto da
Lavinia Capogna



Ben pochi storici si sono interessati alla sorte riservata alle lesbiche durante il Terzo Reich in Germania (1933-1945). Arresti, "terapie" per la prostituzione, tale era la loro sorte durante il regime nazista.
L'Europa festeggia l’ anniversario dalla Liberazione dalla dittatura nazista. Per l'occasione sono state pubblicate nuove opere su quel periodo storico, nuove analisi, nuove biografie.

Tuttavia un aspetto del regime nazista resta ancora oscuro, una pagina di storia sul Terzo Reich non è stata ancora letta. Che cosa sappiamo della vita delle lesbiche durante il Terzo Reich? Praticamente nulla.
La sorte delle lesbiche ha interessato raramente gli storici. Si è detto spesso che loro non avrebbero sofferto. E' stupefacente quando invece si sa che l'ideologia nazista considerava l'omosessualità come una tara e che ogni donna che non rispettava il suo ruolo di donna e di madre per perpetuare la razza pura attirava dei sospetti.
Rendere conto della persecuzione delle lesbiche in assenza di documenti concreti, di lettere, di testimonianze resta una sfida per gli storici. Quasi l'unica ad interessarsi a questo aspetto della storia è una ricercatrice tedesca Claudia Schoppmann in cui leggiamo preziose informazioni date per la prima volta.
Claudia Schoppmann si rivolge alle testimonianze per restituire un'immagine della storia collettiva delle lesbiche che altrimenti rischia di perdersi. Uno dei suoi saggi, Zeit der Maskierung:Lebengeschichten Lesbicher Frauen im Dritten Reich(Il tempo del mascheramento:storie di vita delle donne lesbiche nel Terzo Reich_purtroppo il libro scritto in tedesco e tradotto in inglese è ancora inedito in Italia ndt).
Il saggio ricostruisce la storia della repressione di lesbiche tedesche sotto il giogo nazista. In queste testimonianze si ritrova anche l'ambiente effervescente ed euforico della Berlino degli anni Venti(dal 1919 al 1932 vi fu un governo repubblicano socialdemocratico denominato Repubblica di Weimar ndt)
La città aveva un gran numero di caffè, di clubs, associazioni, negozi per lesbiche. Questo slancio e dinamismo si scontravano con virulenti attacchi lesbofobici. Dal 1909 il governo tentava di includere le donne nel famoso Paragrafo 175 che condannava l'omosessualità maschile.
Più tardi, per molti anni, dei giuristi, dei criminologi, dei teorici del partito nazista fecero ancora pressioni perché l'omosessualità femminile entrasse nel Paragrafo 175. Per loro è "una minaccia alla purezza della razza "e un modo di "sottrarre le donne agli uomini e all'istituzione del matrimonio".

Il lesbismo non entrerà mai nel Paragrafo 175 per varie ragioni: nella società tedesca le donne erano escluse dalle cariche politiche e amministrative importanti e quindi la loro influenza è poco temuta.
In più secondo conclusioni mediche di fine 1800 l'omosessualità femminile non sarebbe in contrasto con il desiderio di sposarsi e avere una famiglia. Questa teoria rafforza l'ideologia nazista che preferisce credere che l'omosessualità si curi.
La tesi dell'omosessualità innata diffusa in Germania potrebbe invece mettere in cattiva luce il concetto di "razza di amante pura". Infine le relazioni intime tra donne sono troppo frequenti, troppo difficili da identificare. Il modo migliore di "non incoraggiare la diffusione dell'epidemia" tra le donne è dunque tacere del lesbismo.
Così le donne sfuggono alle gravi condanne inflitte agli uomini omosessuali: 50.000 di loro sono stati condannati secondo il Paragrafo 175 . Tra loro 15.000 sono stati internati nei campi di concentramento e 10.000 non sono più tornati.
Al contrario il silenzio sulle lesbiche non consente di valutare la portata della loro persecuzione, spesso nascosta, nè di avere dei dati.
L'arrivo al potere di Hitler nel 1933 colpisce pienamente la comunità lesbica. Le retate nei caffè lesbici sono così frequenti che tutto si blocca rapidamente. A Berlino solo le sale interne di due o tre caffè aprirono clandestinamente.
La stampa lesbica è proibita, le associazioni disciolte e una testimonianza prova che i nazisti redigono liste di lesbiche. Numerose testimonianze raccolte da Claudia Schoppmann dimostrano che le lesbiche vivevano nella paura di essere denunciate.
Temono anche a giusto titolo i licenziamenti perché le lesbiche sono denunciate quando sono "scoperte" sul loro luogo di lavoro. La maggior parte delle donne intervistate raccontano che al fine di passare inosservate cambiarono la loro apparenza e adottarono un aspetto femminile corrispondente ai canoni nazisti.
La pressione sociale sulle lesbiche era così forte che molte si sposarono. L'unico modo di non essere perseguitata come lesbica è di rientrare nei ranghi e di non esserlo più. Si sa tuttavia che numerose lesbiche sono arrestate e mandate in campi di concentramento.
In "Zeit der Maskierung" si trova il racconto di Lotte Hahm, una delle più note lesbiche berlinesi, arrestata prima della guerra (la Seconda guerra mondiale scoppiò il 1 settembre 1939 quando la Germania iniziò ad invadere la Polonia ndt) e venne mandata in un campo di lavoro per anni per la sua attività, tra cui la gestione di clubs ed associazioni lesbiche.
La presenza di prigioni riservate alle lesbiche è provata in alcuni campi, come a Butzow dove le lesbiche erano maltrattate ed umiliate. Le SS incitavano i prigionieri del campo a violentarle.
Nel campo femminile di Ravensbruck le lesbiche portavano un triangolo rosa con la sigla LL cioè Lesbische Liebe (amore lesbico). Ma più spesso le lesbiche portavano il triangolo rosso di "asociali".
Questo termine era per tutti coloro che non si adattavano alle norme. Comprendeva senza tetto, i disoccupati, le prostitute, gli omosessuali, gli zingari.
Sulla prostituzione Claudia Schoppmann riporta la testimonianza di un gay, Erich H., che aveva incontrato Elsa (di lei si conosce solo il nome)in un campo. Elsa lavorava a Posdam come cameriera e conviveva con la sua compagna.
Era stata arrestata perché lesbica ma era stata schedata come asociale a Ravensbruck. In seguito era stata deportata nel campo di Flossenburg dove la maggior parte dei prigionieri erano degli uomini "asociali" o "criminali" .
E' nel bordello del campo che Erich e Elsa si rincontrano nel 1943. I bordelli erano stati costruiti dal 1942 in alcuni campi di concentramento.
Ci si vedeva un modo di aumentare l'efficienza dei lavoratori forzati nell'industria degli armamenti. Secondo Claudia Schoppmann Himmler considerava i bordelli come un modo per combattere l'omosessualità maschile.
Moltissimi prigionieri erano costretti ad entrare nei bordelli dei campi. Secondo Erich "ai nazisti piaceva particolarmente far lavorare le lesbiche nei bordelli. Pensavano che questo le avrebbe rimesse sulla retta via".
Si pensa che Elsa dopo aver passato alcuni mesi nel bordello di Flossenburg sia stata deportata in un campo di sterminio (Auschwitz)e che lì sia morta. Era effettivamente la sorte riservata dopo sei mesi alle donne che erano state mandate nei bordelli.
Le lesbiche se avevano la sfortuna di essere ebree erano chiaramente più minacciate. Claudia Schoppmann rievoca nel suo libro i casi di Henny Schermann internata nel marzo del 1940 e di Mary Punjer internata nell'ottobre del 1940, tutte e due a Ravensbruck.
Sono selezionate dal nazista Friedrich Mennecke che le dichiara "indegne di vivere", come altri decine di migliaia di "pazienti". Sulla "diagnosi" di Henny Schermann si legge "lesbica compulsiva, frequenta solo questo genere di caffè e circoli. Non usa il suo nome Sara. Ebrea senza patria" (dal 1941 tutti i tedeschi ebrei erano stati privati della loro nazionalità ndt).
Quanto a Mary Punjar, secondo lui, era una "lesbica molto attiva. Frequenta senza sosta i club e si esibisce con le sue simili". Henny e Mary sono state uccise nella camere a gas all'inizio del 1942.
Quante lesbiche come loro sono state sterminate durante il Terzo Reich? Quante sono state violentate, quante hanno dovuto nascondersi perché erano lesbiche? La lesbofobia, che non è una prerogativa del Terzo Reich, rende oggi ogni valutazione impossibile.
Tuttavia sarebbe pericoloso minimizzare la persecuzione delle lesbiche sotto il pretesto che questa sia stata cancellata dai torturatori e dalla storia.
A quando altre opere così importanti come quella di Claudia Schoppmann?


Sullo sterminio dei gay in italiano sono stati pubblicati i libri: Massimo Consoli, Homocaust, edizioni Kaos; Heinz Heger, Gli uomini con il triangolo rosa, edizioni Sonda; Martin Scherman, Nazismo, fascismo e omosessualità ed. Gruppo Abele; mentre i registi Rob Epstein e Jeffrey Friedmann hanno realizzato l'importante documentario "Paragraph 175").



lunedì, gennaio 25, 2010

Ultimo Consiglio Comunale


...che mica vi sto ad annoiare ad ogni Consiglio però questo mi va di raccontarlo.
Uno dei punti all'ordine del giorno la tanto pretesa da noi ( opposizione ), anche attraverso volantini, scelta del presidente del consiglio comunale.
Guarda caso hanno proposto l'ennesimo uomo.
Allora abbiamo espresso il nostro parere favorevole sulla persona scelta ma il nostro rammarico per le consigliere donne ( le loro ) che non hanno uno che sia uno di posto di responsabilità. E poi si doveva votare e sarebbe stato giusto che votassimo il consigliere scelto da loro.
Quando, per fare la scrutatrice, hanno fatto alzare una delle loro tre ragazze, io non ho potuto fare a meno di commentare " per quello si è sempre buone...è come fare le veline".
Ci è stato risposto che le ragazze aiutano molto i consiglieri e gli assessori lavorando nell'ombra e che il mandato è lungo e qualcosa per loro, prima o poi, ci sarà.
Allora, siccome il voto era segreto, ( ma anche se non lo fosse) io ho votato una di loro, ( che mi sembra in gamba ) invece del candidato scelto dalla maggioranza e credo che, qualche altro abbia fatto il franco tiratore, perchè solo per un voto non abbiamo dovuto rifare tutto.
Poi ecco, su un altro punto all'ordine del giorno, che sembrava innocuo e noioso ho anche litigato. Per la prima volta, si è sentita la mia mezza ( ormai ) corda vocale.
Il punto era quello dello spostamento del mercato comunale da dove sta a 100 metri più giù, che, a volte mi dico, ma a me? Cosa me ne importa ?
Solo che, nell'esposizione dei motivi dello spostamento,l'assessore dice che si intende anche lasciare libere delle piazzole per eventuali produttori del luogo e hanno anche usato il termine " km 0" che qui è un paesino di 15 000 anime e pochissimi fanno i coltivatori diretti, per lo più allevano mucche e maiali con l'aiuto della numerosa comunità indiana, che se non ci fossero loro vorrei vedere chi ecco, in modo da non lasciarle occupare dai soliti venditori di arance
quei " siciliani" che stanno sempre ai bordi delle strade statali.
Epperò!
Allora ho chiesto di ritornare su quel passaggio, ho chiesto se ci fossero richieste da parte dei produttori autoctoni , e ho visto che non hanno capito il termine ma afferrato il concetto, e se gli eventuali ambulanti siciliani avrebbero occupato abusivamente o avrebbero dovuto pagare il suolo come tutti gli altri.
Chiaro che avrebbero pagato.
E chiaro anche che non c'erano domande dai produttori locali ma che avrebbero stabilito un chilometraggio per il merito. Ma si può?
E mi è stato detto che la clausola era per non avere rogne come il paesino qui vicino dove hanno un macellaio musulmano al mercato e gli altri venditori si stanno ribellando.
Allora ho chiesto se era sua intenzione creare una specie di graduatoria per le piazzole ma non ha capito l'ironia e mi ha chiarito che magari succede che le piazzole restino per mesi non occupate e, comunque poi, capita lo stesso di vedere i mercati invasi da formagelle sarde e torroni siciliani.
E che non dovevo preoccuparmi.
Niente niente...è che tornando a casa, a piedi, nel freddo e nel gelo come una gesùbambina, pensavo alle differenze.
A quelle grandi e a quelle piccole.
E che ci sono, al di la del bene e del male. E non nemmeno ragionare sul giusto o l'ingiusto ma affermare, anche a me stessa, ormai un pò delusa e affranta, che la differenza di pensiero c'è.
E meno male.

domenica, gennaio 17, 2010

cosa vuoi più dalla vita?


Che l'altra sera, stanca stanca, lavati i denti e pronta per il letto, mi sono guardata allo specchio e mi sono chiesta:

" ma tu, Rosi, cosa vuoi più dalla vita?"

Era stata una settimana piena di cose belle, come tutte le altre, come sempre.
Niente noia, niente tristezze, niente di brutto.
Tante cose da fare.

Mi aveva chiamata la preside per darmi un incarico di responsabilità
( e si che lo diceva l' oroscopo ) mio figlio sembrava felice con la sua patente e la mia macchina, e non m'importa se adesso cammino molto di più a piedi o in bicicletta.
I cambiamenti basta vederli con altri occhi e ti salvi.
La trasmissione radio era andata benissimo, l'affetto che mi circonda sembra vero...

Volevo comprare un frigo nuovo ma ho preferito spendere i soldi in 5 paia di scarpe, 4 nuovi maglioni e dei pantaloni bellissimi.
Che quando ci vuole è necessario.
E ho potuto farlo.
E non ho avuto nemmeno dei sensi di colpa.
E' un modo per coccolarmi.
E poi, ci sono i saldi.

Che poi ho pensato alla sproporzione di certe spese.

Ma tant'è, il frigo lo posso comprare appena avrò un pò di tempo per scegliere e per girare.
Anche un frigo merita un pò di tempo e di attenzione, che poi, se indovini quello buono, ti farà compagnia per tutta la vita.
Quello che ho l'hanno regalato a qualcuno che me l'ha regalato. Stenta un pò ma resiste e mi fa pensare a quante persone passano, spariscono, mentre un frigo resta, anche se cambia casa.

E sono andata a letto dicendo che non voglio più nulla, che tutto ciò che ho, mi basta.
Anche quel frigorifero.

Falso.

Ho sempre posti interessanti dove andare e vado, poi torno ma vado ecco.
Ho dove andare.
Mentre c'è gente che è sempre davanti al Grande Fratello.

Oggi, per esempio, sono stata alla presentazione di un libro.
A Milano. La scrittrice per me era un mito e ora, guarda caso, il mio racconto si trova insieme al suo, in una raccolta.
Quelle donne che prima mi sembrava di vederle solo col binocolo adesso mi conoscono e mi abbracciano.
Sto organizzando una cena e, come niente, metto insieme 60 donne e poi però ci devo pensare ai contenuti e sono cose che mi piacciono.
E continuo a dire che non mi manca niente e che ho fin troppo.

Falso.Falso. Falso.

Cosa voglio più dalla vita?

Forse un bersaglio !
E la voglia di non sbagliare il tiro e fare, finalmente, centro !
Cosa vuoi più dalla vita?

lunedì, gennaio 11, 2010

Manuel e Francesco




Di questi giorni la notizia che anche in Portogallo il Parlamento ha approvato un
disegno di legge che legalizza le unioni omosessuali.
Da noi? Da questa bella Itaglietta?
Tutto tace!
E' questo silenzio che, secondo me offende più delle parole,
che due ragazzi di Savona cercano di infrangere dal 4 gennaio con uno sciopero della fame iniziato davanti a Montecitorio e che ora continua dalla loro casa con una
web cam accesa 24 ore su 24.

E però, cercano di infrangere il silenzio, nel silenzio.

E non è giusto.

Perchè, naturalmente,la loro protesta viene derubricata come non-notizia; in un paese in cui tutta l’attenzione politica e’ dedicata ai giochi -spesso vergognosi – dei partiti per la scelta dei candidati alle regionali e nel quale, ogni giorno di più si fa più profondo lo scollamento tra i bisogni e le legittime aspirazioni delle persone e coloro che dovrebbero rappresentarle.
Chissà se riusciamo a fare della rete, che ha saputo raccogliere e concretizzare la rabbia di un milione di persone, il popolo viola, nel NO B-DAY, uno strumento che valga da stimolo e strumento di protesta collettiva.


E' sempre una scommessa. Come la vita.

E può rappresentare quelle emozioni che, ormai, ci mancano.


Perchè, come ha detto zia Cassie un giorno, bisogna emozionarsi coi vivi e non solo coi morti.

C'è
chi cerca di usare la rete proprio come mezzo di diffusione di notizie , chi a creare un gruppo per sostenerli.

Manuel Incorvaia e Francesco Zanardi
protestano
contro l'ignavia della politica e rimarranno senza cibo finché non verrà calendarizzata almeno una delle decine di proposte legislative che riguardano le convivenze tra persone dello stesso sesso.
La cosa triste non è solo che i due ragazzi stanno percorrendo questa strada drastica nel più totale silenzio ma che questo silenzio non è solo quello dei media e della politica ma anche delle grandi associazioni LGBT che dovrebbero fare cassa di risonanza all'episodio.
Possiamo aiutarli a superare quella che sembra una operazione di censura diffondendo il più possibile quello che stanno facendo ,attraverso i nostri contatti, i profili facebook e i blog.
Noi qui nel nostro piccolo,giovedì li intervistiamo alla trasmissione radio.
Hanno deciso di convocare un un sit-in circolare in "stile americano" davanti alla sede
del Parlamento per la sera del 12 gennaio 2010 alle ore 21:00

(Piazza Montecitorio).
Sarà una manifestazione pacifica con bandiere e ombrelli rainbow e cartelli
a sostegno dei due ragazzi e del loro atto di protesta non violento.

Ci stiamo preparando ( quelle e quelli che) a partecipare e sostenere l'iniziativa.

Siete tutti invitati ecco.


E, per chi non sarà a Roma, c'è questa nuova sfida organizzativa, perchè si tenterà di replicare nelle nostre città la manifestazione.
Alla stessa ora, nello stesso giorno, davanti alle sedi dei nostri comuni di appartenenza.


Se venite a sapere delle manifestazioni e potete, andateci !
E' cosa buona e giusta.


Bisogna iniziare a fare con i propri mezzi e segnare la nostra ( di tutti noi ) nel mondo.
Io mi chiedo solo quanto manca ancora perchè non si debba arrivare a tanto per dei sacrosanti diritti?





Ma quanto ?



martedì, gennaio 05, 2010

Sulle eredità


e sul prendere e sul dare, e su quello che rimane, che sono andata al lago con i brasiliani e mi sono ricordata di quella volta che e di quell'altra.
E, al ritorno,pensavo alle eredità che ci lasciamo, ai pezzettini che ci sono e che non ci appartengono ma, ormai, sono nostri.


Ed infatti. Che quella volta che ho scolato la pasta e ho sentito un urlo animalesco, lei che si è avvicinata come se io stessi creando chissà quale disastro nucleare con quel quotidiano gesto, urlando:
" apri il rubinettoooo apri il rubinettoooo"

ed io pensavo lo dovessi aprire sulla pasta per fermare la cottura ed invece no.
Invece , no.
Con un salto scattante e uno sguardo di disapprovazione, ha allungato la mano,spingendomi con il braccio e ha aperto il rubinetto dell'acqua fredda.
Fredda ! mi raccomando.
L'acqua, fredda doveva andare , in contemporanea all'acqua bollente dello scolapasta,nel lavandino, ardua impresa ma non impossibile, perchè, altrimenti, i tubi dell'acqua

( i tubi dell'acqua???!??) si potevano rompere, che gliel'aveva detto mammà e se lo diceva mammà, non importava si trattasse di qualche leggenda metropolitana nazional popolarissima, si doveva applicare alla lettera, come se mammà fosse li a vederci commettere l'errore fatale che avrebbe fatto esplodere tutte le mattonelle della cucina e poi i mobili giù nell'appartamento di sotto, e quattro morti e chissà quanti feriti e quanti soldi da sborsare.
Oh !
Questa eredità non è durata molto perchè l'ho sperperata dopo la sua dipartita ma, la sorpresa,è stata vedere che la ex della mia ex aveva lasciato in eredità alla sua fidanzata la stessa dipendenza.

Ci siamo trovate una sera in un bar a parlare dell'inutilità di alcuni lasciti ereditari.
Potenza di mammà...che fa fare cose non tanto intelligenti a ben quattro donne adulte e , sembra, sicure di sè.
Il Dek no.

Il Dek è un'eredità che ancora dura perchè prima di lei, al decaffeinato meglio la morte ! e, magari l'ho data questa eredità a qualche altra persona che adesso, quando lo beve pensa che è uguale uguale al caffè normale e si ricorda di me.
O non si ricorda, dipende.
Un'altra eredità è lo spazzolino per i denti nella doccia.
Non è doccia se non ti lavi i denti sotto.
Mentre la fai. La doccia.
Non lo provate mai ! E' una droga e crea dipendenza.

Una volta l'ho detto a mio figlio quello grande:
" Prova, prova"
e da allora non è più uscito dal tunnel.
Ma il bello è che lui l'ha consigliato alla sua fidanzata e, quindi e per cui, chissà in quanti siamo a godere di questa eredità.
Io lascio in eredità l'arte della carta forno. I vari modi di usarla, la praticità e qualche ricetta ( sempre con la carta forno). Carta a forno nella padella e padella sul fuoco.

Ma non è tutta carta del mio sacco. E' l'eredità di una collega che ha vissuto con me per un anno quando i tempi erano altri ma non per questo migliori.
Lascio anche qualche canzone brasiliana imparata a memoria perchè troppo belle per non farlo.
Chi la eredita magari la canta a qualche altra, sul divano, in una sera piovosa e piena di noia.
Magari a quell'altra le piace e la impara a memoria che , forse, sa anche suonare la chitarra. Chissa', poi, a chi la lascerà la mia eredità.
Giriamo nei loro letti e nelle loro vite e loro qui intorno, nelle nostre cose e nelle nostre abitudini,come delle eredità che ci lasciano e che lasciamo.
Ma alcune le abbandoniamo per strada, e allora mi chiedo cos'è?

Cos'è che ci fa dimenticare di alcune cose, tenere altre, e, addirittura,passarle ?
Chissà se si ricordano di noi, quando consumano quello che abbiamo lasciato ?

Le eredità che abbiamo non solo ricevuto ma anche dato.
Roba nostra era. Chissà che giri stanno facendo?
Io mi ricordo di chi sono e da dove arrivano, le eredità che ho scelto di accettare.

Mi sembra una forma di rispetto.
Per non dimenticare, ecco.