mercoledì, dicembre 24, 2008


mercoledì, dicembre 10, 2008

Correva l'anno


Ogni volta che faccio vedere il mio album delle debuttanti, mi vergogno un pò e cada vez que eu faço ver o meu album das debutantes, eu me envergognho um pouco e
mostro subito altre foto dello stesso anno. E così, c'era un'amica che è venuta a trovarmi ed io le ho mostrato la foto dei passeri. e mostro subito outras fotografias do mesmo ano. E foi assim que aqui estava uma amiga que veio me encontrar e eu mostrei pra ela a foto dos passaros.
Strano che, appena tornata a casa, trovo nella casella postale una mail di Sergio, come un fantasma, che mi chiedeva quella foto. E' estranho que, quando voltei pra casa, encontrei na minha caixa postal uma email do Sergio, como um fantasma, que me pedia aquela fotografia.
Non so come chiamare certe cose. Magia? Nao sei como chamar essas coisas? Magia?
E mi invia il pezzo che sta preparando per un libro che uscirà a breve... e envia tambem o texto que està preparando pra um libro que vai sair daqui a pouco...
Era il divino e meraviglioso anno del 1969: l'ultimo dei grandi festival di musica popolare brasiliana promossi dalla TV Record.
1969, lo stesso anno della carta enigmatica e dello spaventoso disegno.
Anno gravido da altri quattro grandi festival realizzati nel 1965, 1966, 1967 e 1968.
Il primo dopo l'Atto Istituzionale numero 5, edito dalla dittatura che diventò seriamente dittatura , a partire da esso e nel quale io e Rosi salimmo sul palco e mostrammo le nostre facce e la nostra pelle di indios cibernetici.
Amanti del nuovo, come tanti, facevamo parte della burrasca che agitava una società che insisteva nel non essere più uguali.
E non lo sarebbe.
Sotto l'albero di mango della casa della mia amica, sotto il complice sguardo di donna Emilia, sua madre, usando una pistola ad aria compressa, ricoprimmo i nostri vestiti di artisti con pittura per automobili.
Il colore: verde-bandiera.
Una semplice calza maglia per me; gonna e maglietta per lei. La marca era Lee, per quell'epoca, una novità.
Vestiti metaforici, sottile pretesto contro il dominio culturale nord-americano.
Sui nostri vestiti: trasparenti mantelli di plastica.Sul viso, rossi segni di guerra; nella gola l'audacia di mandare tutto all'inferno, baby.
In silenzio salimmo sul palco.
Nel giradischi nascosto in uno degli angoli, collocai il disco in vinile, della collezione di opere di zio Vittorio. I primi accordi del " Guaranì", che in passato, segnò l'ora del notiziario radio brasiliano ( ora del Brasile) a reti unificate, arrivarono insieme ai fischi;qualcuno dalla platea, gridò:
Ue'? E' l'ora del Brasile ?
E lo era.
Ma non lo sapevano.
Accesi il fiammifero: la polvere messa nel pirex esplose; la nuvola lattea fu inghiottita dalle eliche dei ventilatori fissati nel tetto sparpagliando tosse e recriminazioni.
Sedute sulle sedie, dove c'era la pista da ballo, le persone assistevano l'ultima rappresentazione della serata.
Con occhi spaventati i giurati: Moacir Martins, padre Xico...Così come lo scoppio della polvere, e il Tam Tam, Tararam, della più conosciuta opera brasiliana, tutto esplodeva dentro le persone. Il cuore-tamburo risuonando alto faceva trepidare i muscoli del petto.Rosi si siedette su uno sgabello di legno, sistemò il suo mantello di plastica, appoggiò la chitarra sulla gamba sinistra, guardò la platea, dopo guardò me, tirò un respiro profondo e cantò.
" E' la chiamata, è l'avanzata, libera il suono nello spazio, che i passeri, i passeri, stanno chiamando, stanno chiamando. Vieni, vieni più vicina al mio ventre e vedi se senti la calda selva dei minerali, siderali, spaziali".
In piedi, accanto a lei, magro, capellone, senza camicia, io tenevo con il braccio destro steso,allontanata dal corpo, un grande bacile di latta ( nel quale, anni prima, ho fatto il bagno) e aspettavo il mio momento di chiamare i passeri.
Nell'inizio del ritornello, usando un pezzo di legno, battei forte nel bacile, che, in portoghese si traduce con bacia e che può significare "bacino."
Aveva, in alto, scritto in maniera curva, a lettere cubitali:Amazzonica.
Rosi ripetè il ritornello; nuovamente feci suonare il "bacino Amazzonico."Il suono stridente, e l'inaspettata messa in scena, sorprese la platea, ancora non ristabilitasi dall'esplosione della polvere, dal suono dall'Ora del Brasile, dagli strani vestiti di plastica.
Quando la rappresentazione ebbe termine---o quasi---le persone, confuse, aspettavano che qualcos'altro succedesse.
Rimasi suonando il bacile, mentre Rosi posò la chitarra per terra, camminò fino all'inizio del palco, si abbassò e prese le gabbie e, sulla testa della giuria, liberò, come pallottole , i passeri per la sala, che si posarono sulle eliche dei grandi ventilatori che giravano lentamente, come se muovessero terra.
Il clima somigliante a quelli dei festival Record stava disloccato nel tempo e nello spazio per una piccola città di provincia per niente performatica.
Nonostante la reazione inusuale della platea, fummo classificati all'ultimo posto, anche se quella notte, e durante un bel pò di tempo, si parlò soltanto di una certa bacia Amazzonica, che entrò nella storia.
" Sergio, Rosi, c'è un uomo che vuole sapere perchè avete composto questa canzone."
Chiederci di registrare un disco è ciò che l'estraneo non voleva.
Nascosti dietro donna Emilia, demmo le ragioni più stravaganti per giustificare il doppio senso dei nostri versi.
La paranoia iniziava a filtrare nei discorsi nell'antivigilia di ciò che sarebbe stato molto peggio.
All'uscita, mentre portavo via la "bacia", che avevo promesso ritornare integra a mia nonna, qualcuno mi prese apertamente in giro:
" Bacia...Amazzonica...ma guardate un pò cosa si inventano..."
" E' per lavare l'ignoranza", risposi, piccato.
Nell'anno seguente, Rosi, e tutta la sua famiglia, partirono per l'Italia. Io andai a servire il Regimento Deodoro, in Itu, e a cercare il capitano Lamarca, nella Valle del Ribeira.I passeri restarono indietro.
E il Brasile fu trasformato, per anni, in una grande gabbia.
Sergio